Vacanza Romane capitolo secondo - Farina contro tutti

Sembra paradossale, ma per quanto strano possa sembrare, pensandoci bene, il pestaggio di Farina ha origine, non per colpa del Palermo e dei suoi tifosi, bensì per colpa degli odiati cugini, ossia per colpa del Milan. Ebbene si, il preludio di questa storia è da datarsi 8 maggio 2011, giorno memorabile per i rossoneri che conquistano il loro 18 scudetto, e per uno quasi per uno strano caso del destino, il luogo degli eventi è sempre la capitale. Insomma, grande festa fino alle prime luci dell’alba per tutta la Milano rossonera, ma soprattutto per loro, gli eroi che hanno vinto lo scudetto sul campo. Come da copione, il giorno dopo è dedicato al relax totale ai bordi delle piscine dell’hotel Parco dei principi di Roma. Come logica conseguenza, l’imminente semifinale di ritorno di coppa Italia contro il Palermo passa in secondo piano, nonostante Allegri predichi grinta e concentrazione. La sbornia dei festeggiamenti non è ancora stata smaltita due giorni dopo, e infatti i neocampioni d’Italia scendono in campo molli e svogliati, permettendo a Migliaccio e Bovo di regalare così la prima finale dopo 32 anni ai siciliani. Il giorno dopo l’Inter, forte dell’1-0 fuori casa targato Stankovic, pareggia in casa con la Roma (Eto’o e Borriello i marcatori), ottenendo così l’ennesima finale della coppa a loro più cara. La finale sarà quindi Inter-Palermo, e si disputerà a Roma il 29 maggio 2011. Al triplice fischio di Inter-Roma, i 2 neuroni presenti nel cervello di Farina cominciano lentamente a mettersi in moto, percorrendo una traiettoria circolare, dapprima molto lentamente, d’altronde non si può pretendere molto, per poi aumentare la velocità ad ogni giro, sempre più veloce, sempre più veloce, fino a raggiungere la stessa velocità delle auto sul circuito d’Indianapolis, giro dopo giro, fino a quando, inevitabilmente, si compie il misfatto: i due neuroni entrano in collisione tra loro causando un’enorme scintilla che accende la lampadina nel cervello di Farina: “Annalisa!!! Me ne vado a Roma!!!!”, urla nel cuore della notte alzandosi in piedi nel letto. Si, perché ne è passato di tempo ora che i due neuroni entrassero in contatto tra loro …
La mattina seguente il Fari è già attivo, e ancor prima di entrare in ufficio contatta subito il Sala, compagno di mille avventure allo stadio. “Sala, andiamocene a Roma a vedere la finale!”. Non passano 2 minuti e il Sala è già entusiasta dell’idea. Non resta che allargare la compagnia, e la sera stessa, nel parcheggio a fianco della chiesa di Ronco, luogo del ritrovo pre-trasferta della Nuova Ronchese, viene contattato Ale Galbiati, anche lui fedelissimo tifoso interista, il quale però, causa impegni scolastici e l’imminente esame di maturità da preparare, si vede costretto a rinunciare. Tigia, con l’orecchio teso, sente la proposta, e allettato da un viaggetto nella capitale nella quale non era mai stato, coglie la palla al balzo e decide di aggregarsi al gruppo. Ci siamo, il gruppo è formato, e dopo aver purtroppo raccolto la defezione di Cina, non resta che organizzare il viaggio.
L’organizzazione non dovrebbe presentare particolari problemi, visto che il programma prevedeva un weekend lungo di tre giorni, eppure è proprio qui che si sono verificati i maggiori problemi, dando vita a scene al limite del fantozziano. Nel giro di tre giorni c’è stato uno scambio di un centinaio di mail, dapprima per l’acquisto dei biglietti della partita, e poi per la prenotazione dell’albergo.
Capitolo biglietti: Con la prelazione della tessera del tifoso si potevano acquistare fino a quattro biglietti, almeno stando a quanto diceva il sito dell’inter. Convinto di ciò, il buon Fari in pausa pranzo si reca zelante alla ricevitoria in zona Lanza per comprare i preziosi tagliandi, quando ecco l’amara sorpresa: possibilità di acquisto di un solo biglietto. Farina decide così di prendere il suo e di lasciare la copia delle altre carte d’identità alla sciùra della ricevitoria con il suo numero di telefono, con l’accordo di comprarli il giorno dopo in caso di necessità. Il Sala, dichiara via mail che ci avrebbe pensato lui l’indomani prima di andare in ufficio, visto che a fianco della sua banca c’è una comoda ricevitoria abilitata alla vendita. Tutto risolto, o almeno così sembra, dato che il giorno dopo ne capitano di ogni: Sala si reca in ricevitoria, acquista il suo biglietto, e cerca di prendere anche quello per Tigia, ma a quanto pare i biglietti sono nel frattempo esauriti. Panico. Sala lascia la carta d’identità di Tigia al gigante bergamasco della ricevitoria, con la promessa di ritentare durante la mattinata, ma l’acquisto non sà proprio da fare. Il burbero ricevitorista chiama il Sala al cellulare inveendo con un forte accento bergamasco: “Eh, pota!!!Ma il biglietto di Brambilla proprio non riesco a prenderlo, continua a darmi errore, sembra che l’ha già comprato da un’altra parte!!!Potaa, ho la ricevitoria bloccata e c’è qui la coda di gente!!!”. Sala in panico chiama Farina, il quale lo avvisa che la sciùra della ricevitoria aveva comprato lei i biglietti. Clamoroso malinteso, e il Sala si vede costretto a richiamare i gigante bergamasco: Sala:” Eh,guardi, Brambilla ha già comprato il biglietto a Milano …”. Ricevitorista: “Di*Ca**!!!!!. Siete dei Coglioniiii”. Fatto sta che dopo mille peripezie, il Sala ha dovuto mandare il collega a ritirare il suo biglietto per paura di prenderle dal gigante, e il Farina, comodo nel suo ufficio con l’aria condizionata a manetta, ha tranquillamente delegato il suo stagista, soprannominato “lo schiavo”, a ritirare per conto suo il biglietto di Tigia.
Capitolo albergo: Prenotare un pernottamento a Roma non dovrebbe essere un’impresa titanica, eppure … le comiche!!! 2 notti, 3 giorni, da sabato a lunedì, that’s it! E invece, anche qui ci scambiamo 100 e mail prima di raggiungere il risultato sperato. Per la serie “cervelli in fuga”… All’inizio, sbagliando qualcuno stava facendo la prenotazione per tre notti, poi si è scesi addirittura ad una notte, quella di domenica, rimanendo così con l’incognita del sabato! Avviata la prenotazione, sembrava tutto a posto, ma ennesimo colpo di scena, Farina aveva prenotato solo la notte di sabato!!!! Clamoroso! Fortunatamente ci accorgiamo in tempo dell’errore, e riusciamo a rimediare!
Alla fine ci siamo! Si parte! 3 brianzoli nella capitale!
Ma veniamo a quello che tutti si aspettano da questo racconto. Dopo aver trascorso il sabato mattina in viaggio, e dopo esserci persi nel pomeriggio nelle bellezze uniche che la città ha da offrirci (bucatini all’amatriciana compresi, mangiati in un’ottima trattoria consigliata da una cliente del Sala, che non smettiamo mai di ringraziare per gli ottimi suggerimenti), ci svegliamo riposati e pieni di vita la domenica mattina. Colazione, docce, vestiti, e siamo pronti per rituffarci nella visita della città, quand’ecco che accade qualcosa che segnerà l’intera giornata: siamo tutti pronti per uscire, il Fari indossa una T-shirt bianca, semplice, che ricorda mestamente il centenario dell’Inter, le scarpe sono già ai piedi di tutti, lo zaino è pronto, la porta già aperta, quand’ecco che il Sala (soprannominato durante la vacanza come “il padrone del bagno”, dato che praticamente ogni volta che eravamo in camera passava più tempo lì dentro, che nel resto della stanza, tanto che ogni volta che qualcuno aveva bisogno doveva chiedergli il permesso per potervi accedere), si accorge di non essersi lavato i denti. Tra lo sconforto dei compagni per l’ennesima attesa, sentiamo delle voci sotto la finestra, ci affacciamo e vediamo un gruppetto di 4 palermitani tutti di rosa vestiti, con sciarpe legate in testa e bandiere alla mano. Il volto del Fari si adombra, e tutto il suo astio comincia a montare, come il bianco dell’uovo quando lo si sbatte per fare la “rusùmada”. “Bastardi” esclama a gran voce verso i siciliani. “Basta, ho deciso, la metto anch’io la maglia dell’Inter!!!” . Non l’avesse mai fatto!!! Si toglie la maglia bianca, la deposita ben piegata come una sacra reliquia nello zaino di Tigia, e indossa la maglia da gioco nero azzurra. Nel frattempo il Sala ha finito di lavarsi i denti, e ora siamo davvero pronti a partire. Ci dirigiamo a Piazza del popolo, distante solo 5 minuti a piedi dall’albergo, saliamo al Pincio, ci affacciamo al balconcino per ammirare il fantastico panorama, abbassiamo lo sguardo verso la piazza, e con stupore vediamo 3 gruppetti di circa 10 persone con bandiere rosanero, che avvolgono la statua centrale con i vessilli della loro città. Sala dichiara: “Oggi sarà dura, sulla “Gazza” hanno scritto che ci saranno 45 mila palermitani a Roma”. Farina intanto si intrattiene con dei turisti francesi, i quali si informano su che partita ci fosse per esserci così tanta gente in giro con maglie da calcio. Dopo aver ottenuto i favori del pronostico dei francesi, ripartiamo soddisfatti (tigia da buon milanista non tanto), verso Via del Corso. Le maglie del Palermo sono pian piano sempre più numerose, nonostante ciò il Fari cammina tutto ringalluzzito a testa alta per la via principale di Roma. La giornata è tranquilla, e decidiamo di perderci anche per negozi. Entriamo nel Nike Store, con l’intento di comprare dei pantaloncini corti visto il gran caldo, ma subito i due interisti vengono attratti dalla maglia esposta di Pazzini. I commenti dei commessi sono tutti di incoraggiamento: “Aoh, ragà, dai che stasera je fate er culo ai palermitani!”. “Meno male, siete i primi interisti che vedo oggi, sono tutti del Palermo qui!”, esclama un altro commesso con un forte accento romanesco. Quand’ecco che un ragazzo palermitano irrompe nel negozio, e in un linguaggio del tutto incomprensibile farfuglia qualcosa. Tutti, commessi compresi, lo guardiamo a bocca aperta. Incazzato il ragazzo esce dal negozio, stupiti ci guardiamo in faccia, e il commesso esclama in romano: “Ch’ha detto??”. “Boh - risponde il Fari – Manco sanno parlare italiano” esclama col suo solito charme oxfordiano. Proseguiamo per via del Corso, e ci rendiamo conto di essere attorniati sempre più da maglie rosanero. Tigia e il Sala se la ridono, immaginando gli scenari più diversi sul futuro di farina con indosso la maglia dell’Inter. Giungiamo così all’angolo con Via Condotti, la strada sede dell’alta moda romana, ci giriamo verso sinistra per ammirare piazza di Spagna da lontano, quando uno scenario del tutto inatteso si apre davanti ai nostri occhi: la Piazza con tutta la sua scalinata è letteralmente presidiata da migliaia, e non sto esagerando, di palermitani, con fumogeni, bandiere e sciarpe, che intonano cori da stadio. Ci rendiamo conto che siamo gli unici milanesi nei paraggi, 2 interisti e un milanista in incognito, letteralmente circondati da siciliani. Tigia e Sala guardano Farina di nerazzurro vestito, e cominciano a temere il peggio. Farina, invece ha il fuoco negli occhi, esaltato si gira verso i suoi compagni e esclama: “Voglio andare sulla scalinata!”. “Farina, non fare il pirla, sei scemo? Qui ci ammazzano!” rispondono i due. Ma Farina è incontrollabile, e deciso come non mai, parte alla volta della piazza, con lo stesso piglio di un toro quando vede la Muleta rossa sbandierata dal torero. E’ un puntino nerazzurro in un mare rosanero. La gente è stupita, tutti si voltano a guardarlo, alcuni ridono, altri spaventati dicono “Questo è pazzo”. Quand’ecco che si leva un grido: “Interista pezzo di merda!” . Sarà solo il primo di una lunga serie. Ormai ci siamo, siamo letteralmente nella tana del lupo, la gente si accorge di Farina, e ridendo lo sfottono. Sinceramente sono tutti simpatici, e Farina si vede costretto a fare foto con tutti, manco fosse un divo di Hollywood sul Red Carpet alla consegna degli Oscar. Un signore gli si avvicina e gli dice: “Eh, faccimm à foto coa figliola”…E che pezzo di figliola, oserei dire…Questo è materiale che Annalisa non dovrà certo vedere! I cori si sprecano, torce e fumogeni spargono fumo rosa nell’aria, e tutta la piazza salta al grido “Chi non salta interista è!” (Tigia è quello che salta più alto di tutti, ovviamente!). Dopo una decina di minuti, Tigia e Sala fanno un’amara scoperta: Farina è sparito…Eppure non dovrebbe essere difficile da individuare. Lo chiamiamo al cellulare, lui risponde al terzo squillo, e tutto trafelato esclama: “Raga, me ne sono dovuto andare perché stavano per menarmi! Ci troviamo alla Fontana di Trevi”. Sconcertati Sala e Tigia, dapprima se la prendono con calma continuando la vista alla scalinata, ma poi su insistenza del Fari che ci richiama all’ordine, ci dirigiamo verso la fontana. Incazzoso il Fari ci racconta il misfatto, e dopo aver sbollito il pensiero di tutti corre a Cina. “Pensa se c’era qui lui, cosa avrebbe fatto??? Avrebbe di sicuro predicato la carità cristiana!”. Decidiamo di mandargli un messaggio, e vista l’ora, le 11.30, orario di uscita da messa, scommettiamo in quanto tempo la notizia avrebbe fatto il giro di Ronco. Non passano 2 minuti che ci richiama tutto preoccupato. E’ solo un falso allarme Cina, tranquillo! Rispondiamo così, ignari di quello che sarà più tardi il nostro futuro. Nel frattempo è ora di pranzo, e su suggerimento della sorella del Sala, ci rechiamo a Trastevere, dove avremmo dovuto trovare un’ottima osteria a buon prezzo e dall’ottimo cibo. Il pullman ci lascia però sul lato opposto di Trastevere, che più che essere a Roma, sembrava di essere a Bagdad… Dopo un’ora buona di cammino sotto il sole della una allo Zenit, raggiungiamo il tanto agognato ristorante, ma colpo di scena, era chiuso!!! Sconfortati, stanchi della camminata, e con le farfalle nello stomaco, ci rassegniamo a trovare un altro posto, quando, per la seconda volta nel giro di poche ore perdiamo di nuovo Farina. Il titolare del ristorante a fianco, dopo averlo visto con indosso la maglia dell’Inter lo chiama, lo fa entrare nel ristorante, e da dentro si leva un boato assordante. Tigia e Sala si guardano sconcertati e preoccupati in faccia, quand’ecco che il Fari esce letteralmente a testa bassa dall’osteria. Il posto era gestito da palermitani, e dentro era pieno di loro amici giunto dalla Sicilia apposta per vedere la partita. Il Fari raccoglie quel briciolo di onore che gli rimane e decide di entrare nuovamente nel ristorante, accolto da un nuovo boato di scherno. Noi vogliamo mangiare qui, esclama. Prima di sederci al tavolo trascorriamo mezzora a parlare con i palermitani, che si rivelano davvero gente molto simpatica, solare e alla mano, come tutti, o quasi, quelli che abbiamo incontrato durante la giornata. Ma si sa, le mele marce sono ovunque. Come da copione, tutti quelli che entravano erano siciliani, e puntualmente Farina veniva sfottuto, spegnendo sempre più il lumicino della sua autostima. “Bastardi, li odio tutti” sibilava a denti stretti. “Che cazzo vogliono, non hanno mai vinto niente ste merde, e vengo qui a festeggiare ancora prima della partita. Pezzi di merda!”. Ormai è svilito, e il pomeriggio trascorre con gli sfottò nei suoi confronti, come lo è stata l’intera mattinata. Sono ormai le 17, e decidiamo di rientrare in albergo per una doccia rilassante e per prepararci per lo stadio. In metropolitana però, Farina riceve l’ultimo e decisivo colpo che lo svilisce definitivamente. Saliamo sull’ultimo vagone alla fermata Colosseo, il treno parte, Farina seduto comodo sul sedile, entriamo nella stazione successiva, Tigia alza lo sguardo, e vede un muro di persone tutti con la maglia del Palermo che salgono sul nostro vagone. “Interista pezzo di merda”-“Chi non salta catanese è” e “Siamo noi, la Sicilia quella vera siamo noi”, sono i cori più gettonati . Scendiamo per cambiare linea, e qui la scena è davvero comica: Farina a testa bassa con la maglia dell’Inter davanti, e dietro trenta palermitani con le braccia al cielo che cantano “Interista pezzo di merda”. La scena è davvero comica, e anche qui i palermitani, dopo i classici sfottò, gli tendono la mano, che con riluttanza Fari stringe. Uscendo dalla metropolitana e sulla strada dell’albergo Farina è un fiume in piena che deve sfogare tutte le batoste subite durante la giornata. “Pezzi di merda, bastardi, non sapete neanche parlare italiano, che cazzo volete …” e cosi via … L’astio ha contagiato anche il finora mite Sala, che anche lui da buon interista si sfoga. Tigia cerca di minimizzare e placare gli animi, ma poi capisce che non c’è niente da fare, e decide che è meglio lasciarli sfogare. Doccia veloce, cambio d’abito, non per Farina ovviamente, che imperterrito continua ad indossare la maglietta nerazzurra, andiamo in reception dove ci facciamo consigliare da Venditti e il suo magico ciuffo in versione Consiergè, la strada migliore per arrivare all’Olimpico. Metro e tram è la via più breve, ma anche qui i colori predominanti sono quelli rosanero … Il Fari e un romano sono gli unici due su tutto il tram con la maglia dell’inter. Dopo un viaggio stipati come i deportati di Auschwitz giungiamo incolumi ma sudati allo stadio. Sono le ore 19.20, prestino, visto che il fischio d’inizio è programmato per le 21. Tigia, colto dai morsi della fame, e vedendo uno svuncio praticamente vuoto, chiede se si poteva cominciare a mangiare, in modo tale da essere a posto per tutta la serata, visto che comunque era piuttosto presto. Ma il Farina è in trepidazione, è teso per la partita, e non vede l’ora di entrare nello stadio. “Cazzo, cominciamo a entrare, lo mangi dopo il panino!!!”. Agitato e impaziente com’era, probabilmente se si fosse trovato davanti Claudia Schiffer che gliela sbandierava in faccia, l’avrebbe mandata a cagare lo stesso perché gli avrebbe fatto perdere tempo! Troviamo finalmente dall’altra parte dello stadio il nostro cancello d’ingresso, superiamo agilmente i tornelli e le perquisizioni, e ormai siamo dentro, nel parcheggino antistante lo stadio. Tigia vede uno sgabbiotto che vende panini, la coda era di sole 5 persone, e chiede se ormai che eravamo dentro si poteva mangiare questo benedetto panino. “E mangiati sto cazzo di panino”, esclama Farina. Il bastardo del Sala, detentore della cassa comune, intuito il pericolo, da codardo lascia i soldi a Tigia, e dopo avergli sussurrato in un orecchio di prendergli un panino anche per lui, corre al fianco del Fari, come a dire, io non c’entro niente, è lui che ti sta facendo perder tempo! La missione si rivela più lunga del previsto, dato che la tipa, con l’argento vivo addosso, flemmatica come non mai, ci mette letteralmente 25 minuti d’orologio per servire 5 persone. “Aoh, datte ‘na mossa!!”. Cominciano a levarsi delle urla. Tigia, spazientito le urla:”Se eri a S.Siro e lavoravi così ti avevano già ribaltato il baracchino!!!Muoviti!!!”. Nel frattempo il Farina era sempre più nervoso, si era messo il giornalino della partita sottobraccio e aveva cominciato a girare in tondo come un autistico, per poi avvicinarsi a un muro e prenderlo a calci imprecando come un ossesso. “Fari, comincia ad entrare a prendere i posti”, lo invita diplomatico il Sala. Piccolo problema, la curva era già piena, e il nervoso di Farina aumentava a vista d’occhio. Meno male che è riuscito a trovare gli ultimi 2 posti vicini disponibili, e dopo averli occupati, è arrivato pure a minacciare di morte un poveretto che per sbaglio si era seduto su uno di questi. “Sono occupati questi posti, hai capito???”, gli urla il Fari prendendolo per il colletto della maglietta. “Si si, scusa, me ne vado subito”, risponde il malcapitato allontanandosi a gambe levate. Lo scenario che ci si para davanti è comunque spettacolare: lo stadio è colorato per i tre-quarti di rosa, e la curva nord di nerazzurro. L’atmosfera è di festa, con lo speaker dello stadio che fa partire i cori alternativamente prima di una squadra e poi dell’altra. Ci avviciniamo al fischio d’inizio e si parte con l’annuncio delle formazioni: Farina è galvanizzato nel sentire i nomi dei suoi beniamini, e molto più incazzato quando invece annunciano i giocatori siciliani. Ad ogni nome pronunciato all’altoparlante Farina inveisce sfogandosi e rifacendosi dei tanti sfottò subiti durante la giornata: “Buuuuu- Buuuuuuu-Merde!!!!!”, urla a gran voce. La partita ha inizio. Il Palermo è deciso a conquistare il titolo, e tra le due gioca il calcio migliore, senza però incidere veramente. Julio Cesar è infatti impegnato in una sola occasione. Ma è l’Inter a passare in vantaggio col solito Eto’o, che poi trova anche il raddoppio nel secondo tempo. Il Ialermo accorcia le distanze riaprendo la partita con Munoz, ma è il neo entrato (e resuscitato) Diego Milito a chiudere definitivamente il match e a consegnare l’ennesima coppa Italia nella bacheca di via Durini. Farina e Sala sono in visibilio, Tigia è silenzioso e depresso, ma costretto a mascherare il suo stato d’animo, visto che si trova in mezzo ad un’orda di interisti. La cosa più dolorosa per lui è stato vedere “Leonardo uomo di merda” (epiteto stile Achille nell’Iliade), venire sotto la curva nerazzurra ad esultare, ma soprattutto è costretto a farsi fotografare con la sciarpa del biscione al collo…No comment… Dopo aver assistito alla premiazione ci dirigiamo fuori dalla stadio, in mezzo a tutti i compagni nerazzurri. Farina è un turbine, continua a lanciare cori, pro inter e contro il Palermo. Passata la tensione della partita, si rende conto che non ha mangiato nemmeno un boccone, e decide di recarsi ai baracchini dei paninari, nonostante le avvertenze del Sala, che saggiamente avrebbe preferito salire sui pulmann destinati agli interisti diretti alla stazione Termini. Ma il Fari è irremovibile, ha fame, e allo stomaco non si comanda, quindi, che panino sia! Ci dirigiamo nella zona opposta dello stadio, e ben presto guardandoci intorno, ci rendiamo conto di essere gli unici interisti in mezzo a tutti palermitani. Il timore comincia a montare, il Sala saggiamente nasconde la sciarpa nerazzurra sotto la magliette, Tigia non ha nulla da temere visto che era del tutto in borghese, ma il vero problema era Farina che indossava sciarpa e maglietta nerazzurra. Incurante lui continuava a camminare in mezzo ai colori rosanero, ignaro dell’infausto scherzo che il destino gli stava riservando. Uno sparuto gruppetto di picciotti palermitani gli si avvicina a muso duro, e gli sussurrano qualcosa di incomprensibile. Cominciano a strattonarlo e a tirargli la maglietta. In pochissimi istanti la situazione degenera: i picciotti vogliono strappargli la maglia di dosso, il Fari reagisce: “Che cazzo volete, bastardi” urla. Gli spintoni si fanno sempre più insistenti, e si trasformano in veri e propri schiaffoni e calci. Sono ovunque e il povero Fari è circondato da questi pistolini che sbucavano dappertutto. Sembrava la scena di Jurassic Park con il tirannosauro gigante contro i tanti e piccoli velociraptor. Nonostante l’inferiorità numerica il Fari riesce a tenergli testa, ma il mismatch è palese. La cosa peggiore erano le facce di questi picciotti, facce da mafiosi e avanzi di galera. La paura maggiore era rappresentata dal fatto che saltasse fuori qualche coltello. Il Sala decide di intervenire a salvare il malcapitato amico, attuando tutte le tecniche di guerra da strada che la mattina stessa si vantava di avere acquisto in un corso apposito fatto l’anno prima. Ma la scena, da carica di tensione, si trasforma in comica, quando uno dei picciotti voleva entrare anche lui nella rissa e menare Farina. Il problema era che aveva le mani occupate da pizza e birra. Fremente e nell’indecisione sul da farsi, decide di scagliare la pizza, che con una traiettoria a palombella plana esattamente sulla faccia dello sventurato Sala, riempiendogli il viso e gli occhi di sugo di pomodoro… Farina nel frattempo continua a tenere testa ai suoi avversari, continuando a inveirgli contro con insulti pesanti: “Bastardi, pezzi di merda, Africani del cazzo, tornatevene a casa vostra!!!!!!” urla mentre si difende dagli assalti. Tigia, che non si era accorto di nulla, visto che stava camminando più avanti rispetto ai suoi compagni, accortosi della loro assenza si volta, e incredulo si trova davanti l’incredibile scena. Decide di intervenire anche lui, ma più lesto è stato un energumeno palermitano, che riesce a disperdere i suoi conterranei e a placare gli animi. C’è tensione nell’aria, ma il gruppo si disperde, e noi decidiamo di recarci a prendere il nostro tram il più in fretta possibile, visto che continuavamo ad essere circondati da palermitani che ci dicevano di andarcene via. Il fari, nonostante tutto continuava ad inveire contro i siciliani ad alta voce, continuando a urlare “Africani del cazzo!!!”. Ci allontaniamo, ma i siculi sono ovunque, quand’ecco che uno si avvicina al Fari e gli urla: “La bbbrusciamo la maglietta???”, menomale che il Fari non reagisce e questo tizio passa oltre andando dai suoi soci dicendogli: “Eh, ci ho provato a farlo reagire”… Un altro palermitano più avanti, visto il Fari con la maglia dell’inter, con il fuoco negli occhi stava per partire all’attacco, ma è stato fermato in extremis dal suo amico che riesce a calmarlo. Prendere il tram che ci avrebbe riportato all’albergo era un’impresa impossibile, dato che c’erano più di tremila palermitani fermi sulla banchina in attesa. Tigia vista la situazione, decide di parlare a Farina, e riesce a fargli finalmente togliere la maglia dell’inter, prestandogli il suo maglioncino. Menomale, il peggio è così passato, ma la paura e l’adrenalina sono ancora elevati in corpo. In più l’unica soluzione per tornare in albergo era ormai andare a piedi con la cartina dell’Iphone alla mano. Distanza dallo stadio 5km, ed era già mezzanotte… Lentamente ci incamminiamo nella speranza di trovare un taxi, ma non se ne vedeva neanche l’ombra. Man mano che ci allontaniamo dallo stadio l’adrenalina cala, e prende il sopravvento la stanchezza e la fame. Ormai ci ridiamo su e cominciamo a immaginare tutti gli scenari più disparati che sarebbero potuti accadere, il più bello dei quali era se ci fosse stato con noi Cina, quale fosse stata la sua reazione…Di sicuro, come ci ha poi confermato lui stesso il giorno dopo al telefono quando gli abbiamo raccontato l’accaduto, avrebbe predicato la carità cristiana. (Cina: “Sala, figaaa, se c’ero io avrei predicato la carità cristiana!!! E comunque dai, è stata una bella esperienza , che sicuramente ha fatto crescere Farina!!!” testuali parole di Cina dopo aver essere venuto a conoscenza dell’accaduto il giorno dopo. Si, vai a dirlo al Farina però!!!). Alle due di notte finalmente riusciamo ad arrivare nei pressi dell’albergo, e stremati, troviamo anche un bar sito nello uno scantinato di un palazzo ancora aperto. Decidiamo di entrare nella speranza di mettere qualcosa sotto i denti, e ci troviamo davanti una decina di ragazzi e ragazze tutti ubriachi, bariste comprese. Ordiniamo un panino e una birra, dopo aver ascoltato tutte le varianti possibili di panini che la barista ci voleva fare. Ci sediamo finalmente al tavolo, arriva la birra, e dopo un po’ arrivano tre bicchieri di blu curasau…Omaggio della casa…In realtà dopo due minuti torna la barista tutta trafelata e ci dice che non erano per noi, ma è talmente ubriaca che si è sbagliata. Pazienza, ormai ce li beviamo e finalmente arriva anche il panino. Stremato rientriamo in albergo, ormai ridendo e sdrammatizzando sull’accaduto.
Il giorno dopo Farina stanco si reca al lavoro nel suo ufficio di Roma, mentre Sala e Tigia concludono il tour della città. La sera rientro in quel di Ronco, stanchi, ma contenti del bellissimo weekend passato insieme.
Nonostante questi brutti 5 minuti, è stata proprio una bella vacanza, tre bellissimi giorni passati in una bellissima città, ma soprattutto con degli ottimi compagni di viaggio!!!
Alla prossima vacanza (e speriamo senza risse)!!!!!!!

FARINA: Voto 10: Con orgoglio veste la maglia della sua squadra, e non la toglie neanche sotto tortura. La difende con le unghie e con i denti, come se fosse per lui il tesoro più prezioso. Caparbio, nonostante l’inferiorità numerica, tiene ottimamente testa agli avversari, forte della sua stazza. Testardo, non si fa intimorire dai palermitani, che lo sfottono per tutta la giornata. Dopo essere rientrato da Roma, riparte subito con la consorte Annalisa per Barcellona, e visto che il gatto perde il pelo ma non vizio, fonti ufficiali l’hanno avvistato in giro per le Ramblas della città Catalana con indosso la maglietta del Real Madrid, mentre intonava cori in spagnolo a squarciagola anti-Barça: “Muorinho uno de nostros!” e “Guardiola hijco de puta!” e ancora “Puyol maricon!!!”
ORGOGLIOSO
SALA: Voto 10:
Dopo aver passato la domenica mattina antecedente la rissa, tutte le sue teorie sul combattimento corpo a corpo, richiamandole nella mente quasi in modo profetico, alla sera giunge il momento di metterle davvero in pratica. Appena vede l’amico in difficoltà, dopo aver analizzato attentamente la situazione, il numero degli avversari, e rimanendo sempre concentrato sulle mani degli avversari per paura che saltasse fuori qualche coltello, entra in azione attuando in stile Van Damme le sue nozioni di guerriglia da strada. Peccato solo che le sue intenzioni vengono subito bloccate sul nascere da una pizza margherita volante che lo centra in piena faccia. Col sugo negli occhi, riesce in ogni modo a mettere a segno qualche colpo. Per aver salvato il compagno in difficoltà, come ricompensa, chiede al Fari di poter essere il padrino al battesimo dei suoi figli. Ad Annalisa ovviamente l’ardua sentenza!
ALTRUISTA
TIGIA: Voto 10: Prende parte al tafferuglio solo nelle sue ultime battute, non partecipandone tuttavia in maniera attiva. Tiene sottocchio la situazione, facendo da “vedetta” contro eventuali altri attacchi. E’ però determinante nel placare i bollenti spiriti del malcapitato Farina, riportandolo alla ragione, dopo l’ennesimo tentativo di pestaggio sfiorato, costringendolo a togliersi la maglia nerazzurra e a indossare il suo maglioncino.
CALCOLATORE
COMPAGNIA: Voto 10 +: Il voto da l’idea dei bellissimi tre giorni trascorsi insieme a degli ottimi compagni di viaggio!

Turbolenti costretti dalla matematica a vincere, e l’avversario è uno dei più forti. Giocano infatti diversi giocatori che militano nel Verderio a 11. Mister Fabietto incassa le defezioni dell’ultimo minuto di Ivan e Catucci, ma ritrova Billa e Steve nei due ruoli cardine. Partiamo col 2-3-1: giocano Steve, Della, Tigia, Denny, Brix, Ale, Billa. La partenza è a rilento: le due avversarie si studiano. DA un’azione d’angolo “L’angolo” passa in vantaggio con un rimpallo, anche se c’era un fallo sul della…solita sfi**. Cerchiamo di reagire ma loro pressano bene e attaccano meglio, sono bravi. Pochi minuti dopo troviamo un tiro dal limite di Ale che finisce alto. Ma sono loro a raddoppiare in contropiede, col 7 che trafigge Steve dopo una bella galoppata in fascia. 2-0. Fabio inserisce Sacchinho che sfrutta subito una delle poche palle gol concesse: Brix al limite dell’area si aggiusta una palla di tacco volante, ma Sacchinho arriva primo sul pallone e calcia molto angolato al volo: 2-1. Finisce il primo tempo. Dobbiamo vincere e la tensione sale. Loro lasciano lì due gol incredibili, e noi ne approfittiamo: dapprima Billa toglie la ruggine di Rodi con un tuffo plastico di testa e insacca il 2-2. Nel finale l’arbitro Ugo decreta 2 min di recupero. La palla esce all’altezza del calcio d’angolo, e Denny chiede il cambio a Ale per la rimessa, ricordando la classica azione dei nostri tornei di Verderio…e la magia si ripete: palla tesa e Billa svetta in area e ci porta in vantaggio: 3-2. Il recupero è tesissimo. Steve compie una prodezza incredibile che ci tiene nel torneo. Billa ricorre alla sua famosa sceneggiata per sprecar tempo (mi ricordo a 11, in panca tutti si preoccupavano delle sue condizioni e io: “tranquilli, è tutta scena” nonostante le urla…ahaha). Anche il della si prende quei 20 secondi a rimessa, e il fallo sistematico a meta-campo conduce in porto una preziosissima vittoria. Grandi bagai…voglio questo spirito anche in campionato!!!

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Torneo di Verderio 2011 - Turbolenti vs Bar Mazzola

Eccoci al consueto torneo estivo di Verderio. Tutti confermati rispetto allo scorso anno, con le novità di Catucci e Sacchino. Billa è a Malta, e dobbiamo anche rinunciare a Steve. Per questo motivo Tigia si mette a disposizione ed indossa i guanti.
Mister Fabietto vara il 2-3-1: Tigia, Cole-Della, Denny-Brix-Catucci, Ivan.
La partita si mette subito sui binari giusti: palla lunga dalla difesa, Ivan contrasta col difensore e la palla rimbalza sulla tre-quarti. Arriva Brix a rimorchio, e con un destro al volo di collo insacca sul primo palo. Il ritmo non è elevatissimo, ma l'attaccante del Brugarolo, alto e fisico, ci crea qualche grattacapo.
Dopo alcuni minuti il Brugarolo non solo pareggia su azione d'angolo, con colpo di testa ad anticipare la difesa, ma addirittura passa in vantaggio su indecisione tra Cole e Tigia.1-2.
La nostra reazione è immediata, e dapprima Cat, su rimessa tesa di Brix, svetta di testa ma la palla è a lato, ma pochi istanti dopo, lo stesso Cat insacca con un tiro sporco da pochi passi.
Passano alcuni minuti e il Brugarolo trova il doppio vantaggio: da rimessa laterale lunghissima, l'attaccante svetta di testa e la piazza all'incrocio, e pochi istanti dopo il portiere, su rinvio,
coglie impreparato Tigia che si fa sorprendere dal campo secco e dall'altissimo rimbalzo della palla.
Fabio inserisce Sacchinho e poi Michetta per dare vivacità al centrocampo. Della prova una bomba su punizione, ma la palla sibila la traversa. La partita resta su ritmi bassi fino a quando Denny, lanciato dalla difesa, trova il giusto pertugio e conclude, però centralmente. Il nostro forcing aumenta e Michetta ha la palla del 4-3 a cinque minuti dal termine, ma sappiamo che ad Alby i gol facili non piacciono!!! L'arbitro decreta il recupero, ma non basta. Il nostro torneo parte in salita. Appuntamento a venerdì 10, ore 21.00 Verderio Inf.